La parola “bio” significa vita, la quale ha avuto origine dal mare. Se ci pensiamo bene, da esso sono nate e si sono evolute nel corso dei secoli gli esseri viventi, dalle forme più semplici a quelle più complesse. Con il passare del tempo però l’uomo ha iniziato a modificare gli ecosistemi, intervenendo sull’ambiente in maniera prepotente, sconvolgendo il normale equilibrio naturale.

Oggi, nel settore dell’allevamento dei prodotti ittici, si cerca di ricreare condizioni sempre più vicine a quelle naturali, sviluppando progetti per lo sviluppo dei pesci in un ambiente idoneo con un’alimentazione appropriata.

La richiesta di alcune certezze quali quantità, qualità e pezzatura del pesce e l’incostanza del pescato ha reso indispensabile l’avvento dell’acquacoltura, in maniera analoga a quanto è accaduto in precedenza per gli allevamenti nel comparto delle carni. Oggi ci chiediamo se stiamo accettando positivamente o subendo la presenza costante di un pesce allevato nella nostra alimentazione. La domanda che sorge spontanea è: “Ma è meglio un pesce allevato o un pesce “pescato “?

A questa domanda cercheremo di rispondere spiegando le caratteristiche del pesce e dei luoghi in cui questo viene allevato. Ovviamente l’allevamento di provenienza incide notevolmente sulla qualità del pesce, basti pensare già alle normative di settore che possono cambiare da un Paese all’altro. Gli allevamenti italiani, ad esempio, sono soggetti a normative molto restrittive per ciò che concerne l’alimentazione fin dalle prime fasi di vita.

Un fattore che può “fare la differenza” riguarda la collocazione dell’impianto. Questa infatti deve assicurare una gestione razionale dell’allevamento e la possibilità di seguire e gestire tutte le fasi di crescita, dalla nascita al pesce di taglia commerciale, garantendo allo stesso tempo una buona gestione della tracciabilità di tutti i lotti prodotti e dei mangimi utilizzati. L’alimentazione, in uno stabilimento che opera a regola d’arte, viene curata sin dalle prime fasi di vita del pesce. Gli avannotti (stadio vitale successivo a quello larvale) si nutrono di alghe e piccoli invertebrati. Dopo lo svezzamento, nell’alimentazione vengono inseriti i mangimi composti esclusivamente da farine e derivati di pesce, derivati vegetali ed integratori alimentari. I mangimi vengono periodicamente sottoposti ai controlli da parte delle Autorità Competenti, della Grande Distribuzione Organizzata e da costanti controlli interni.

In generale, quindi, l’alimentazione è studiata appositamente per garantire ai pesci le migliori condizioni di vita in modo da farli crescere in modo naturale, sano e sicuro. Gli stabilimenti hanno l’obbligo di seguire dei disciplinari di qualità che implicano verifiche periodiche sui mangimi utilizzati, sull’acqua e sul prodotto finito.   L’utilizzo del pesce d’acquacoltura riduce il rischio di approvvigionarsi di pesce pescato in un momento diverso dalla sua naturale “stagionalità”.  Pertanto l’allevamento può rappresentare una soluzione poiché ha lo scopo di creare le condizioni ideali per un ottimale sviluppo del pesce.

Ciò va incontro anche al principio di eco sostenibilità, riducendo il fenomeno di una pesca “incisiva” con conseguente impoverimento delle risorse del mare nei periodi di riproduzione e di crescita del pesce. Si parla quindi di un consumo “responsabile” quando sappiamo scegliere quando, come, se e da chi acquistare il pesce allevato.

A questo punto non ha più senso dichiarare al nostro cliente che davanti ai suoi occhi c’è un pesce pescato quando in realtà ha di fronte un pesce proveniente da un “buon allevamento”, evitando così di commettere una frode.

Partendo da questi presupposti non rimane altro che chiedersi “Quali sono le caratteristiche da ricercare in un pesce d’allevamento?”

two raw fresh sea bass on a cutting board with lemon and sea salt on wooden rustic table